Mai con il superattak!


Anche se nello studio tecnico (scale, corde vuote) noi ci concentriamo molto sull'uguaglianza dell'arco, arrivato il momento di suonare dobbiamo invece concentrarci su tutt'altro: sui respiri e su come l'arco si appoggia e si alleggerisce sulle corde.
L'uguaglianza va bene nella condotta, nell'ottenere un suono morbido e fluido. Serve a legare bene le note tra loro. E' di una importanza fondamentale. Ma, arrivati all'esecuzione di un brano musicale, dobbiamo prima di tutto capire dove sono gli appoggi e dove invece l'arco deve essere lasciato, dove deve essere invece fermato.
In un post che parlava appunto della dizione, della musica paragonata al linguaggio ho sottolineato che suonare è come parlare (qui mi ripeterò).

Veniamo alle parole: appoggio e rilascio. Se noi abbiamo una quartina l'ideale è pensare a una parola che abbia lo stesso suono (il mio classico è tavolino), così come per le terzine (nuvola, napoli...) e via dicendo (quintina: Celibidache). Chi più ne ha più ne metta! Sbizzarritevi!
Oltre a pensare alle parole, però, dovremmo rendere il ritmo di queste con appoggio e rilascio dell'arco sulle corde. Quindi: proviamo a eseguire una serie di quartine sulle corde vuote.... rendendole quartine anche se le note sono le stesse. Lo stesso con le terzine o le duine. Dobbiamo sentire le quartine pur suonando la stessa nota! Dovrebbe suonare come se ci fosse un diminuendo all'interno della quartina stessa e soprattutto una sorta di respiro tra una quartina e l'altra. Un respiro impercettibile. L'andamento della quartina deve rimanere costante e a tempo!

A volte invece l'arco va fermato (c'è sempre un post sull'argomento). Se devo eseguire note staccate che si trovano su corde diverse o lontane tra loro non posso suonare anche le corde che si trovano in mezzo. L'arco si può fermare (o alzare se stiamo suonando il balzato) ma non deve suonare quello che non si deve sentire e che assomiglia a un moscone. Esercitatevi su note staccate, alla corda o balzate, su corde lontane. Tra una arcata e l'altra l'arco si deve fermare, con morbidezza e pulizia.
L'arco non va assolutamente bloccato con forza ma fermato. Se si blocca si sente il moscone e un vuoto esagerato; la vibrazione del suono viene interrotta. Se invece l'arco è fermato con morbidezza (teoricamente è molto semplice) la vibrazione continua e il passaggio è morbido ma pulito.
Lo stesso vale per i cambi di corda, i cambi di posizione, quando le dita hanno movimenti scomodi (passaggi di uno stesso dito tra una corda e l'altra)..... Insomma, non suonate quello che non volete che si senta e che sporca l'esecuzione.

Il senso di questo post è che l'arco non è attaccato alle corde con la colla. Bisogna respirare tra una nota e l'altra e far respirare il suono (musicalmente e fisicamente). Imparando prima di tutto come e dove, e poi a far respirare lo strumento.

Ascoltate questa meravigliosa esecuzione di Perlman bambino del Concerto di Rieding e concentratevi su quello che ho scritto:
Le note legate a due non sono uguali.
Le quartine veloci non sono uguali.
I cambi di corda sono puliti

E lui suona divinamente!