La rotazione del braccio destro

La rotazione dell’avambraccio è strettamente collegata al peso del braccio e alla produzione del suono. Il braccio ruotato permette prima di tutto il movimento del polso che, in questa posizione, è sciolto e libero (il nostro polso si muove più facilmente dall’alto al basso che da destra a sinistra). La rotazione, inoltre, permette sia di tenere l’arco sia di appoggiarci su questo, soprattutto quando suoniamo alla punta.
Tutto il peso del nostro braccio, in questo modo, si scarica sull’indice - come dicevo in un altro post, tenuto dalle corde e dal pollice.
Per capire e osservare bene quanto ruotare, senza la preoccupazione del suono, si possono fare degli esercizi con una matita oppure tenendo l'arco con la mano sinistra, come se fosse un'altalena. Poi si può passare, sempre senza suonare, appoggiando l'arco alla metà e concentrandosi sul peso del braccio: spalla, braccio, indice. Più aumenta il peso più i crini toccano la bacchetta. I punti fondamentali sono l'indice e il pollice,  che esercita quella che si chiama contropressione.


Pubblico alcune foto che ho scelto per la chiarezza della posizione.


In questa bellissima foto di Heifetz si vede la rotazione del braccio.


Qui invece Slomo Mintz allunga l'indice, segno dell'appoggio dell'arco.... è come se "spalmasse" il suono


Infine una bellissima foto di Perlman giovanissimo!













Il "presente" è un dono

Tutti noi viviamo il presente con la preoccupazione del futuro e la pesantezza del passato che ci condizionano in modo eccessivo. Raramente ci godiamo l'attimo, che soffochiamo spesso facendo più cose contemporaneamente (mangiare, camminare, parlare, cellulare, computer...).

Nello studio di uno strumento credo sia importante proprio concentrarsi su quello che si fa, su un aspetto musicale alla volta: bellezza del suono, condotta dell'arco, caduta delle dita, intonazione, velocità...
Ci sono grandissimi strumentisti che studiano poche ore al giorno, proprio perché lo fanno in modo molto concentrato e con un obiettivo specifico da raggiungere. Lo studio deve essere quindi sempre consapevole, mai meccanico o ripetitivo.
Un allievo mi raccontava di studiare le corde vuote leggendo.... forse a quel punto conviene posare lo strumento e leggere.
Non è facile rendere ogni giorno diverso uno studio che è ripetitivo come quello di uno strumento. La nostra abilità sta proprio nel trovare sempre spunti e obiettivi diversi.

In fondo è così come si vive la vita stessa: c'è chi si sente nella ruota del criceto chi invece apre la finestra la mattina curioso di sapere come andrà la giornata.



"Ti preoccupi troppo di ciò che era e di ciò che sara’. C’è un detto: ieri è storia, domani è mistero, ma oggi è un dono ed è per questo che si chiama presente" (il saggio Oogway, la tartaruga, maestro di Kung Fu, parla a Shifu, il panda rosso- dal film Kung Fu Panda)












Pessoa: "Il violinista pazzo"

Fernando Pessoa
"Il violinista pazzo"

Non fluì dalla strada del nord
né dalla via del sud
la sua musica selvaggia per la prima volta
nel villaggio quel giorno.

Egli apparve all' improvviso nel sentiero,
tutti uscirono ad ascoltarlo,
all' improvviso se ne andò, e invano
sperarono di rivederlo.

La sua strana musica infuse
in ogni cuore un desiderio di libertà.
Non era una melodia,
e neppure una non melodia.

In un luogo molto lontano,
in un luogo assai remoto,
costretti a vivere, essi
sentirono una risposta a questo suono.

Risposta a quel desiderio
che ognuno ha nel proprio seno,
il senso perduto che appartiene
alla ricerca dimenticata.

La sposa felice capì
d' essere malmaritata,
L' appassionato e contento amante
si stancò di amare ancora,

la fanciulla e il ragazzo furono felici

d' aver solo sognato,
i cuori solitari che erano tristi
si sentirono meno soli in qualche luogo.

In ogni anima sbocciava il fiore
che al tatto lascia polvere senza terra,
la prima ora dell' anima gemella,
quella parte che ci completa,

l' ombra che viene a benedire
dalle inespresse profondità lambite
la luminosa inquietudine
migliore del riposo.

Così come venne andò via.
Lo sentirono come un mezzo-essere.
Poi, dolcemente, si confuse
con il silenzio e il ricordo.

Il sonno lasciò di nuovo il loro riso,
morì la loro estatica speranza,
e poco dopo dimenticarono
che era passato.

Tuttavia, quando la tristezza di vivere,
poiché la vita non è voluta,
ritorna nell' ora dei sogni,
col senso della sua freddezza,

improvvisamente ciascuno ricorda -
risplendente come la luna nuova
dove il sogno-vita diventa cenere -
la melodia del violinista pazzo.




Dr. Jekyll e Mrs. Hyde

Mi piace pensare che il lavoro del musicista sia diviso, scisso in due momenti diversi tra loro.

Il musicista che studia: attento ai minimi particolari, al suono, al ritmo, alla posizione del corpo, al respiro. Più ci si chiede come sono suono e intonazione, più l'orecchio si sviluppa. Il nostro orecchio è come un muscolo che si allena stimolandolo proprio con l'attenzione a ciò che si fa. Questo tipo di studio, secondo me, deve essere lento, lento, lentissimo, e portato avanti con una calma infinita. Anche nelle sezioni dedicate alla velocità.

Il musicista che suona: dopo il meticoloso lavoro di studio si passa all'esecuzione. Nell'esecuzione si pensa alla musica, al fraseggio, al "sentimento" (che è pur sempre "arte", "artificio" - quindi mai casuale), ma è un lavoro diverso. Si pensa all'insieme, a quello che comunica la musica, si esegue da capo a fondo, cercando di dare un senso a quello che si suona. E si spera che ci si riesca anche a divertire!

In entrambi è ASSOLUTAMENTE VIETATO IL GIUDIZIO SU SE STESSI!
Trovo particolarmente dannoso pensare cose tipo "sono un disastro, non sono all'altezza, non ce la farò mai... ". E’ tempo perso, inutile e dannoso!
Nel primo caso la nostra mente è concentrata sulla tecnica, quindi non c’è spazio; nel secondo sulla musica o sul lasciarsi andare.
Riuscire a staccare la spina del giudizio (soprattutto negativo) mi sembra davvero un passo importante.... per tutti.



Il violino nell'arte


Marc Chagall
Il violinista verde
1923
Olio su tela
78X42cm
Solomon R.Guggenheim Museum - New York

Corde vuote 1

Ossia, il pane quotidiano.

Lente, veloci, su più corde.... secondo me più se ne studiano e meglio è. Non solo: un passaggio tecnicamente difficile per la mano sinistra, studiato solo con le corde vuote verrà sicuramente molto meglio.

Quanto arco usare: cosa succede se tiro poco arco e se ne tiro, invece, tanto?
Quanto peso: cosa cambia se aumento il peso o lo tolgo?
Che velocità: cosa cambia se tiro l’arco più veloce o più lento?
Dove: che differenza c’è se suono alla tastiera o al ponticello?

Tutto questo, poi, può essere combinato: se appoggio di più con poco arco il suono può essere sgradevole... ma se aumento, invece, la quantità di arco?

Io di solito metto il metronomo a 60 e studio così (calcolo un battito):
una arcata, un battito - niente peso dell'arco
due arcate, due battiti -  inizio ad aumentare il peso del braccio
tre, quattro, cinque, sei, otto... cercando di mantenere un suono uniforme e decente.
Si possono anche suonare progressivamente le arcate: arcata da uno, poi da due, da tre, da quattro... oppure cambiare a piacere. L'importante è capire, nel momento in cui si inizia l'arcata, quanto durerà (se dura otto non posso sprecare tutto l'arco subito, viceversa se dura uno).


Infine: ascoltate sempre, sempre il suono... parte tutto da lì.