Sempre in anticipo

Così come ho scritto in un post intitolato “Come un direttore d’orchestra”, le dita della mano sinistra devono essere sempre in anticipo rispetto all’arco. Si tratta ovviamente di un tempo infinitesimale, ma il dito deve essere sulla corda prima che arrivi l’arco.  Si torna anche al discorso del post precedente, ossia “un piede alla volta”, quell’attimo in cui entrambe le dita sono insieme sulla tastiera, e si danno il cambio senza staccarsi contemporaneamente da terra.
Ho sempre ritenuto molto utile studiare l’anticipo delle dita; lo trovo uno studio che, una volta superato lo scoglio iniziale (ora vi spiego), diventa anche piacevole.
Studiare l’anticipo delle dita, almeno per come l’ho sempre pensato io, significa eseguire molto lentamente un passaggio che decidiamo di affrontare abbassando un dito mentre quello precedente è ancora giù.

Partiamo dall’esercizio più semplice, ossia una scala discendente sulla corda adiacente; ad esempio sto eseguendo sol maggiore e mi accingo a suonare il quarto, terzo, secondo e primo dito sulla corda LA. Dividiamo ciascuna nota in due tempi (una minima): mentre suono il mi quarto dito posiziono il terzo; mentre suono il terzo posiziono il secondo, mentre posiziono il secondo il primo. In pratica avrò una sorta di suddivisione muta: durante la nota che dura due movimenti sulla corda si abbassa l’altro dito (dal punto di vista sonoro si percepisce solo la nota che dura due movimenti). All’inizio non sarà per niente facile e l’arco partirà insieme al dito che si abbassa… devo riconoscere che le prime volte ci si innervosisce parecchio! Siate però pazienti e, alla fine, l’indipendenza tra le due mani arriverà. Una volta superata la prima difficoltà si può studiare l’anticipo delle dita in qualsiasi occasione, soprattutto nei brani con note veloci su corde diverse. E’ uno studio che mi piace molto, sinceramente non so spiegare il motivo, forse perché mi chiarisce i diversi movimenti che facciamo, forse perché (come ormai sapete tutti) mi è sempre piaciuto lo studio lento.
Lo studio dell’anticipo si fa e si dimentica, poiché una volta che il brano si esegue a velocità è ovviamente impensabile (ma anche inutile) pensare di anticipare il dito sulla corda. Il nostro corpo, ossia le due mani, lo avrà assimilato, e quindi l’esecuzione sarà molto più precisa e consapevole.




Un passo dopo l'altro

Ogni volta che penso al movimento delle dita della mano sinistra di un violinista mi vengono in mente le sequenze dei nostri passi: i nostri piedi non perdono mai, contemporaneamente, il contatto con la terra. E’ diverso, ovviamente, per una corsa, che invece prevede i due piedi sollevati, insieme.
Le nostre dita compiono lo stesso movimento, se pur a volte molto velocemente: quando mettiamo un dito sulla tastiera c’è sempre, ancora, il dito precedente. Come se camminassimo, un piede dopo l’altro.
Questo meccanismo, diverso da quello dei pianisti, porta a una riflessione fondamentale, ossia il continuo rapporto che ci deve essere tra le nostre dita e, soprattutto, la nostra mano.
Fermo restando che ritengo fondamentale impostare sempre la mano sulla tastiera, ossia tutte e quattro le dita, ogni volta che posiamo il dito sulle corde dobbiamo conoscere la sua esatta posizione rispetto al dito che lo precede, soprattutto la relazione che c’è quando ci spostiamo sulle altre corde. La mano deve essere sempre “impostata”, dobbiamo quindi conoscere la distanza tra toni e semitoni (o di più, quando capita, con un tono e mezzo) che c’è tra le nostre dita, sulla stessa corda e su corde diverse. Un esempio banale: tra il do naturale sulla corda la e il sol naturale sulla corda mi il dito si sposta di una quinta giusta, ossia nello stesso esatto punto. Se invece il sol sulla corda mi fosse stato diesis il secondo dito si sarebbe dovuto mettere un semitono più avanti. So che è un esempio banale ma chiarisce il pensiero di fondo, utile soprattutto per intervalli più difficili e posizioni più acute.

Un esercizio fondamentale per capire come spostarsi con dimestichezza sulla tastiera è lo studio degli intervalli, dalle terze alle ottave. Non parlo delle doppie corde ma delle scale eseguite suonando le note separatamente. L’intervallo chiarisce la posizione delle dita sulla tastiera: una scala sarà eseguita sempre con 0, 1, 2, 3, 4, così come una scala per terze con vuoto-secondo, primo-terzo, secondo-quarto, terzo-primo e via, di nuovo la sequenza. Questo, ovviamente, rimanendo in prima posizione. Stesso dicasi per le quarte: vuoto-terzo, primo-quarto, secondo-primo, terzo-secondo, le quinte e così via per seste, settime e ottave.
Prendendo dimestichezza con gli intervalli il nostro occhio individuerà molto più facilmente quello che stiamo studiando, entrando in relazione con la mano e l’orecchio: nel momento in cui vedo una scala capisco velocemente che devo usare dei toni, così poi per tutti gli altri intervalli.
Chiaramente oltre alla conoscenza delle dita è fondamentale sapere a quale distanza posizionarle, quindi sapere se sto eseguendo una terza maggiore o minore, e come si modifica la distanza delle dita di conseguenza.

Il lavoro più utile è quello che si fa con le terze, le quarte, le seste e le ottave; ma fa bene anche provare con le quinte e le settime. All’inizio non sarà facile, è un po’ come fare dei calcoli difficili a memoria, ma poi, così come un sudoku, avrà anche un  grande fascino.





Qualche consiglio per lo studio

In questo periodo di isolamento non è facile proseguire lo studio senza il proprio insegnante. Scrivo qualche consiglio che spero vi possa essere utile.

Organizzate bene lo studio dividendolo in parti uguali, da dedicare alla tecnica, agli studi e ai brani.Per la tecnica ritengo fondamentale e d'obbligo lo studio delle corde vuote, eseguite lentamente. Poi esercizi per la mano sinistra, colpi d'arco, scale con varianti, cambi di posizione, doppie corde. Le corde vuote, secondo me, devono essere sempre presenti, mentre il resto si può alternare a piacere.
Per gli studi e i brani ricordatevi che, dopo una esecuzione capo/fondo, è inutile continuare a ripetere senza sosta: fermatevi sui punti più difficili e affrontate solo quelli, studiandoli con la massima concentrazione (se non c'è è meglio fermarsi). So di essere ripetitiva ma ritengo fondamentale studiare lentamente, sottolineando che per lentamente significa un tempo quasi insostenibile (ma con una esecuzione impeccabile, altrimenti si rischia solo un colpo di sonno).
Concludete con una esecuzione di quello che avete studiato oppure di quello che vi piace di più suonare, diventando spettatori di voi stessi, ossia cercando di trovare gioia e piacere in quello che suonate.

Registratevi: fate un video che potete utilizzare per controllare la postura e un audio per ascoltare bene il suono e l'intonazione. Vedersi dall'esterno è utilissimo e, come ho detto altre volte, nonostante il trauma iniziale, è davvero un mezzo molto prezioso.


Se volete sono a disposizioni per consigli: susannapersichilli@gmail.com