Fino alla fine

Ho già parlato delle somiglianze tra il linguaggio e la musica. Ci sono diversi aspetti che possono essere messi in relazione per capire meglio il linguaggio sonoro, sicuramente più complesso di quello parlato. Uno di questi riguarda la conclusione delle frasi o delle parole: la fine di una frase si percepisce dal tono e dall'accento che noi utilizziamo, inconsapevolemente.
Quando si suona tutto questo è meno ovvio e, a volte, presi magari dalla foga della fine del brano, si danno degli accenti sulle ultime note rendendo il finale pesante e sgraziato. Diciamo tirato via.
Spesso si termina una frase o un brano senza l'attenzione che questo merita. Ogni frase, invece, va curata fino in fondo, nei minimi particolari - anche il movimento dell'arco (rimane sulle corde e poi si alza, con molta calma; oppure si alza velocemente....).
Quindi, quando finiamo una frase, cerchiamo di curarla fino alla fine e, di conseguenza, chiudiamola così come si chiudono le parole senza accento: due note suoneranno come le parole con due sillabe, così come quelle con tre e via dicendo. L'importante è che il senso del finale sia chiaro a noi e al nostro orecchio. Anche perché, in realtà, ogni cosa che facciamo andrebbe curata fino in fondo, accompagnata fino alla fine. Un po' come, al termine di un bel film, leggiamo tutti i titoli di coda!







Le sette corde del violino

Sì, ovviamente sono quattro... il titolo è provocatorio!
Riuscire a suonare  le quattro corde del violino, una per volta e con estrema precisione e velocità nei cambi non è così semplice e scontato. A volte ci si dimentica delle difficoltà dei primi mesi o anni, e di quanto ci si impiega per riuscire a non toccare continuamente la corda accanto, soprattutto quelle centrali (il la e il re).
L'abilità che si sviluppa in questo caso dipende dalla capacità di capire che i movimenti principali sono due e sono ben distinti: uno riguarda la posizione del braccio su ogni corda, l'altro il movimento di sfregamento del braccio sulla corda stessa. E' molto importante distinguere bene i due movimenti e avere chiaro in mente quando si tira l'arco (su una corda) e quando invece si cambia corda (senza suonare). Ovviamente i due movimenti poi saranno così veloci e ravvicinati da non riuscire a percepire la differenza.
Concentriamoci sul cambio di corda e sulla posizione che il braccio deve avere per passare da una corda all'altra. Possiamo posizionare l'arco alla metà e capire quale posizione assume l'articolazione della spalla su ogni corda, senza suonare: sul sol chiaramente si troverà più in alto, sul mi più in basso. Il cambio avviene semplicemente muovendo l'articolazione della spalla, come se avessimo un braccio ingessato (si fa per dire). Provate a muovere a scatti l'articolazione della spalla sentendo il peso del braccio su ogni corda, immaginando quattro scalini. Poi fatelo velocemente, senza scatti e morbidamente, coscienti però dei passaggi sulle quattro corde.
Allora perché sette corde...? Perché, oltre alle singole corde, capita spesso di suonare le doppie corde o corde alternate velocemente. Da qui gli altri tre piani: il piano del sol-re, quello del re-la e quello del la-mi.
Se dobbiamo suonare una doppia corda sol-re il nostro braccio si troverà su un piano intermedio, ben appoggiato, né sul sol né sul re. Esattamente in mezzo, bene in equilibrio. Lo stesso se dobbiamo eseguire delle note veloci che si trovano sulle due corde: è inutile esagerare il movimento e arrivare sul sol o sul re ogni volta. Rimaniamo sul piano intermedio, come se dovessimo eseguire un bicordo ma oscillando di più con il braccio e il polso, tenendo sempre presente il comando che parte dalla spalla e la posizione del nostro braccio.
Solo una estrema precisione porta a una estrema libertà....