Largo ai più deboli

La mano del violinista si trova in una posizione estremamente scomoda, ossia totalmente ruotata. Questa rotazione, che fa perno sul primo dito, fa sì che il dito più debole,  il mignolo, in un certo senso arrivi per ultimo. Pensate se fosse stato al contrario quanto sarebbe stato più comodo (l'indice il primo dito verso di noi, il mignolo quello vicino al capotasto)!

Quando mi sono avvicinata al violino, da piccola, ho iniziato suonando le corde vuote, poi il primo dito, il secondo, il terzo e, per ultimo (quindi credo dopo qualche mese di studio), il povero mignolo.
Arrivando per ultimo, il quarto dito trova già una mano impostata sul primo che, oltre ad essere forte e più lungo, si trova vicino alla tastiera. Il mignolo quindi fa una doppia fatica: la prima è quella legata alla sua natura, ossia di essere più piccolo degli altri, la seconda è quella di trovare posto per ultimo, quando gli altri sono già belli che sistemati.
Per questo motivo credo che, nei primi mesi di studio, la mano vada impostata partendo dal secondo e dal terzo dito, che sono centrali e costringono alla rotazione della mano. In questo modo l'indice deve solo abbassarsi lì dove si trova, e il mignolo parte avvantaggiato. Inoltre la mano trova naturalmente la giusta rotazione, ossia con la base del mignolo vicino al manico.
L'impostazione della mano partendo dalle dita centrali può essere studiata e affrontata anche all'inizio dello studio giornaliero o quando proviamo l'intonazione: non partiamo suonando primo, secondo, terzo e quarto. Proviamo prima la caduta e la posizione del terzo dito, facendolo cadere più volte sulle corde, morbidamente e senza stringere le falangi.
Trovata la giusta posizione cerchiamo di capire se è anche intonato - se fosse stonato cambiamo posizione sulla tastiera, ossia modifichiamo la mano e non il solo terzo dito (senza quindi scivolare sulle corde). Dopo il terzo proviamo il quarto e, al contrario, secondo e primo.
Appena la mano sinistra è sulle corde sempre e solo terzo dito per primo: sono convinta che, agevolando le dita più lontane, la mano trovi un equilibrio più sano, con una rotazione più naturale.