Dove s(u)ono

Questa di oggi è soprattutto una riflessione.
Se ci soffermiamo a pensare ad alcuni musicisti, noteremo che il punto in cui producono un suono corrisponde al punto di contatto con il loro strumento. I pianisti, i chitarristi, gli strumentisti a fiato (anche se il discorso, per loro, è diverso). Chi suona uno strumento ad arco ha una lunga "protesi", l'arco appunto, che allontana il punto di contatto dalle proprie mani.
Il violinista tiene l'arco e produce il suono in un punto lontano e che, pensando alle proprie mani, cambia di continuo. Abbiamo quindi un movimento orizzontale, lo sfregamento dell'arco sulle corde, e uno verticale che è l'attacco del suono.
Ricordiamoci, anche se forse sembra scontato, che il suono viene prodotto nel punto esatto in cui l'arco si appoggia sulla corda, e non dove teniamo l'arco. Questa dissociazione porta spesso a un uso sbagliato della forza e a tempi che non sono in sincrono con il ritmo - spesso in anticipo.
Concentriamoci più frequentemente sul punto in cui produciamo il suono; possiamo alternare degli esercizi con l'arco a esercizi con il pizzicato, molto utile per capire bene questo aspetto: possiamo anche limitarci ad eseguire attacchi in diversi punti dell'arco, seguiti da pause per avere il tempo di concentrarsi sull'attacco più che sulla condotta dell'arco. Cerchiamo sempre di pensare che l'arco è un prolungamento del nostro braccio o della nostra mano, quasi come se questa fosse sulle corde. 
Sicuramente questa diversa attenzione porterà, all'inizio, a un minor controllo della postura e della precisione ma, con il passare del tempo, condurrà invece a un suono che è tutt'uno con lo strumento.


L'attenzione al punto esatto in cui compiamo un gesto vale anche per molte azioni quotidiane, sulle quali spesso riversiamo una forza eccessiva e mancanza di attenzione (io penso sempre allo spazzolino da denti).