Pasticciamo la nostra musica

Una premessa: studiare e suonare sono, per me, due cose assolutamente separate. Quando suono eseguo: posso leggere a prima vista, mi posso divertire, oppure mettere in pratica i frutti dello studio; ho quindi una certa libertà.

Questo argomento riguarda lo studio.
Spesso ci troviamo di fronte a un brano da studiare e, come primo impatto, ci viene voglia di eseguirlo nella maniera più comoda a noi (non parlo della prima o seconda lettura ma dell'inizio dello studio).
Arcate più corte, diteggiature più comode, diciamo che scegliamo la via più breve. Quasi sempre la via più breve, però, non si rivela quella più corretta. Così ci rendiamo conto che il revisore aveva le sue ragioni, che l'arcata lunga serviva all'espressività del brano, che la diteggiature più complessa a non spezzare una frase e così via.
Il risultato finale è che arriviamo a suonare confusamente: eseguo le mie diteggiature? Le cambio? Mah... L'indecisione crea così un'esecuzione imprecisa, un'esecuzione all'interno della quale decide il caso o, peggio, non decide nessuno quindi si sbaglia.
La parte che ci troviamo di fronte e che dobbiamo studiare bene (per un concerto, per un esame o altro) deve essere invece essere priva di dubbi. Decidiamo con assoluta precisione le arcate e le diteggiature, poi le dinamiche. Il nostro studio serve anche a stabilire con certezza cosa fare: cerchiamo quello che ci piace, ci convince, ma non lasciamo che sia il caso a (non) decidere.
E soprattutto SCRIVIAMO sulla nostra parte! Scriviamo le arcate che siamo sicuri di voler eseguire, stesso dicasi per le diteggiature, cancelliamo quello che con certezza non ci convince, scriviamo le alterazioni che ci sfuggono, scriviamo la dinamica e, per concludere (questo è assolutamente facoltativo) lo stato d'animo che ci suscita quel pezzo. Sorrisi, facce buffe, lacrime.... chi più ne ha più ne metta!
Le nostre parti devono essere vissute, pasticciate, piene di noi! Un tempo avevo il terrore di scrivere sulle parti, ma anche sui libri che leggevo; addirittura li aprivo poco, per non rovinarli! Invece vi assicuro che ritrovare le parti piene di noi, anche dopo vent'anni, è davvero emozionante.