Provare, provare, provare, provare, provare, provare....

In tanti anni di rapporto con il violino (e con la viola) ma soprattutto di alternanza di periodi in cui ho studiato a periodi in cui invece non ho toccato lo strumento, ho capito che gran parte dello studio giornaliero serve solo a placare l'ansia.
Che significa? Significa che se abbiamo studiato un brano, e andiamo a dormire, ci alziamo il giorno dopo con la domanda "ma verrà ancora?"Così si esegue di nuovo, e si ripete, si ripete, si ripete.... a volte in modo ossessivo.
Suonare uno strumento significa, purtroppo, non avere la sicurezza matematica che il pezzo il giorno dopo verrà (parlo di sicurezza mentale), e secondo me gran parte dello studio si spreca dietro a questa problematica.
Lo studio deve essere mirato, deve diventare una lente di ingrandimento del problema, di quello che non viene (arco, velocità, passaggio di posizione), non una ripetizione meccanica di tutto, fatta senza pensare.
Quando riprendevo lo strumento dopo molto tempo mi rendevo conto che i passaggi che conoscevo bene erano rimasti intatti, quelli che invece non sapevo bene continuavano a non venire. Quello che si studia bene, con la testa (e con il corpo) rimane, per sempre.
Quando i grandi musicisti affermano che studiano poco è perché non sprecano il loro tempo, perché studiano con la massima concentrazione.
Quindi: proviamo a prendere un qualsiasi brano, ad eseguirlo, a segnare a matita i passaggi che non vengono. Studiamo per una settimana solo quei passaggi, lentamente (secondo me il metodo di studio più efficace), ma lentamente davvero. E poi lo eseguiamo di nuovo alla fine della settimana. Ma evitiamo di ripetere meccanicamente un brano da capo a fondo, magari pensando a quello che dobbiamo fare domani e solo per avere la coscienza a posto.