Nel post sulla memoria ho accennato all'importanza di sapere con precisione dove si trovano le note sulla tastiera. Forse è il caso di tornare su questo argomento...
Quando affrontiamo per la prima volta un brano dobbiamo per prima cosa vedere in che tonalità è scritto, quindi essere coscienti di quante alterazioni ci sono in chiave e non ridurci al dubbio dell'ultimo momento - anche se ovviamente questo è capitato a tutti (la regola, in questi casi, è omettere la nota!).
Dopo le alterazioni in chiave dovrò cercare la relativa posizione delle dita sulla tastiera, ossia la distanza esatta tra un dito e l’altro, soprattutto quando si trovano su corde diverse. Il dito deve avere una collocazione ben precisa e non essere aggiustato dopo aver sentito come suona. Suoniamo le note con coscienza: le distanze devono essere presenti nella nostra testa come una cartina geografica: imposto la mia mano pensando a tutte e quattro le dita, muovendole come gli scacchi sulla scacchiera.
Dobbiamo sapere prima dov'è quel suono e poi produrlo (se cantassimo la nota prima sarebbe ancora meglio). Conoscere la geografia del violino significa essere coscienti della mappa che c'è sulla nostra tastiera.
Un esempio banale: inizio a suonare sul sol vuoto la scala di sol maggiore; la mano, sulla quarta e terza corda, avrà il semitono tra secondo e terzo dito. Sulla seconda e prima corda, invece, il semitono sarà tra primo e secondo, quindi la mia mano cambierà assetto. Questo esempio, direi ovvio, deve essere usato anche quando suoniamo intervalli complessi, in posizioni acute.
L’importante è conoscere la posizione delle dita sulla tastiera in anticipo.
Lo studio deve mirare a ottenere una mano solida (quindi cosciente della posizione dei toni e dei semitoni) e cosciente delle note che si suonano. Poi anche intonata. Ma una nota stonata può capitare a tutti; una nota "nella terra di nessuno" non deve esistere.
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