Perché insegno - e scrivo qui

Come è scritto sul mio sito "sono nata in una famiglia di musicisti", con un bisnonno che aveva suonato di fronte a Giuseppe Verdi, un nonno direttore di banda, un padre grande flautista e un fratello altrettanto grande violoncellista. Non è stato quindi facile, per me, trovare una mia identità musicale.
Mi sono diplomata in un ambiente plasmato per chi vuole fare il solista, così come tutti i conservatori italiani di trent'anni fa, portando al diploma un programma che prevedeva i Capricci di Paganini e altri brani pensati sempre ed esclusivamente per chi vuole fare il solista. Sono uscita dal conservatorio con la coscienza che io non avrei fatto la solista, ma neanche una carriera che prevedeva l'esibizione in pubblico (quindi concorsi per orchestre o altro).
Così ho smesso di suonare, con l'idea di vendere il violino e tutti gli spartiti e le partiture che avevo.
Dopo anni di silenzio assoluto, ho ripreso ad insegnare, spronata da una allieva adulta che ha insistito per fare lezione con me. La sua passione mi ha fatto riavvicinare allo strumento, soprattutto quando mi sono resa conto della fortuna che avevo avuto nell'aver studiato da piccola e per tanti anni.
Con il passare degli anni ho dedicato sempre più tempo all'insegnamento, fino a farlo diventare il mio lavoro principale.
Insegno ormai da quando ero studentessa e mi ritengo fortunata perché, dopo anni e anni in cui non sapevo cosa fare della musica che avevo immagazzinato da piccola, ho trovato una modalità che sento mia. 
Per le lezioni compro e consulto i metodi, libri o manuali sull'insegnamento del violino. Ho con me un quaderno dove appunto gli esercizi che ho imparato dai miei maestri, quelli che ho visto ai corsi di perfezionamento (spesso da uditrice), quelli che arrivano da altri docenti (con i quali mi confronto), quelli che leggo e quelli che invento io. Le mie energie sono indirizzate a risolvere i problemi degli allievi, a trovare una soluzione per quello che non riescono a fare; cerco di fargli avere una postura corretta, una buona impostazione, suono, intonazione, cura dell'arco (la lista è lunga), per poi divertirmi suonando insieme a loro (sempre, nell'ultima parte della lezione).
Insegno quello che so suonare e conosco bene e, quando non sono più in grado di farlo, indirizzo  gli allievi ad altri docenti adatti a chi vuole raggiungere un livello avanzato.
Questo blog nasce dalle idee che mi vengono sull'insegnamento (di solito la sera, prima di dormire) e che mi piace condividere con chi ha la mia stessa passione, allievi e maestri.


Grazie a Giorgia Meschini per il bellissimo disegno!





Una torta a strati

Lo studio approfondito di un brano assomiglia alla stratificazione di una torta altissima, ad un vero e proprio millefoglie!
In realtà è come se lo studio non bastasse mai, perché più studiamo più il nostro orecchio si affina e cerca la perfezione tecnica, l’articolazione, il dettaglio musicale, i silenzi.
Alcuni grandi musicisti studiano anni e anni un brano: passano da una interpretazione all'altra, che comunque è sempre perfetta tecnicamente, modificandola nell'andamento, nei respiri, nella dinamica. Trovo sempre affascinante mettere a confronto esecuzioni diverse, soprattutto quando abbiamo la fortuna di poter ascoltare lo stesso interprete a distanza di anni.

Quindi, ovviamente, dovremo sempre studiare a strati i brani che affrontiamo, così come è importante suddividere per argomenti il nostro studio. Non possiamo studiare una arcata difficile pensando anche all'intonazione, così come non ha senso soffermarsi sulle arcate se stiamo studiando un esercizio di articolazione per la mano sinistra. Concentriamoci sempre su un argomento per volta, cercando di essere più precisi e focalizzando al massimo il problema. Quando poi affronteremo i brani musicali gli strati della torta saranno ancora di più, perché dovremmo partire dalla tecnica, per poi affrontare anche tutti gli aspetti musicali. Il lavoro è lungo e molto scrupoloso.
Come sempre possiamo appuntare l’elenco degli argomenti che vogliamo affrontare, dividendoli per giornate di studio, o come ci piace di più.
L'obiettivo principale è riuscire ad avere il controllo di quello che suoniamo, perché solo con un controllo assoluto saremo liberi di fare musica con leggerezza.




Cosa si muove

Quando si osserva un musicista che suona si assiste sempre ad una  naturalezza frutto di un duro e lungo lavoro. I movimenti sono fluidi, morbidi, in armonia con quello che si ascolta.
Chiediamoci, però, da dove partono i movimenti che compiamo, perché spesso si creano degli equivoci su quello che si vede e quello che si fa.
Pensiamo a quando prendiamo una bottiglia per bere: la mano la sorregge e tutto il nostro braccio partecipa al movimento, come se fosse "tirato" dalla bottiglia stessa - ovviamente tenuta molto morbidamente.
Per il nostro arco dovrebbe essere lo stesso: la mano sulla bacchetta, seguita dalle altre articolazioni (polso, gomito, spalla), che seguono il movimento. Per bere non muoviamo il polso, ma il polso si muove  se portiamo la bottiglia verso di noi. Per suonare non muoviamo il polso, né le dita: dita e polso si muovono perché sono appoggiate morbidamente sull'arco che, muovendosi, le porta con sé.
Fate questa prova: tenete saldamente l'arco (come quando suonate) e provate a grattarvi  il naso con il vostro polso e l'orecchio destro con la punta dell'arco. Dopo qualche dubbio su quello che ho scritto dovreste riuscirci senza problemi, comprendendo anche quello che sto scrivendo. Tirate ora delle arcate, continuando a tenere saldamente le dita sull'arco e cercando di rilassare le altre articolazioni, spalla, gomito e polso. Dovreste riuscire a percepire il movimento corretto del  vostro braccio, che segue la direzione dell'arco dietro alla mano, così come quando beviamo dalla bottiglia. Una volta realizzato che è tutto il nostro braccio che si muove di riflesso, potremmo ammorbidire la presa. A questo punto polso e dita si muoveranno (ossia le vedrete muovere), ma solo per seguire la presa sull'arco.
 
Il movimento è vita, ma quello sbagliato crea perdita di energia.