La mano sinistra del violinista sta alla sua destra come il direttore d'orchestra ai musicisti che si trova di fronte.
Il direttore deve dare gli attacchi e indicare il tempo sempre con un po' di anticipo, e non esattamente insieme all'orchestra.
Se le nostre mani non si abituano a questo anticipo il suono e l'intonazione saranno sempre precari.
Spesso mi capita di sentire allievi che fanno cadere il dito e, solo allora, correggono l'intonazione. Non emettono un suono corretto senza aver constatato che il dito è intonato. Un circolo vizioso che non porta da nessuna parte: la destra aspetta la sinistra e viceversa e, come di fronte a una porta, due persone che non sanno quando entrare e, alla fine, sbattono tra loro.
La caduta delle dita deve partire, innanzitutto, dalla conoscenza della collocazione del dito sulla tastiera: dobbiamo conoscere esattamente dove si trova, che sia prima o altre posizioni. Poi, una volta caduto il dito, con decisione ma allo stesso tempo morbidezza, se è stonato si corregge: si fa nuovamente cadere e, se è intonato, si ripete più volte fino a quando è la caduta del dito ad essere intonata, non l'aggiustamento successivo.
L'anticipo della mano sinistra è così impercettibile che deve diventare un movimento automatico; non può essere consapevole e calcolato ogni volta che si abbassa un dito. E' utile, quindi, studiare la caduta del dito eseguendo delle pause, ossia dei respiri, prima di ogni arcata: abbasso il dito - pausa - suono la nota. Questo, ovviamente, a piccole dosi e con esercizi specifici. Si può partire dalle scale per poi affrontare esercizi con note su corde diverse e, infine, brevi sezioni tratte dai brani che stiamo suonando.
(nella fotografia: Leonard Bernstein)