Ossia, sempre e ancora, la ricerca della vibrazione, e non solo del suono dello strumento.
Iniziamo ponendo attenzione alla postura (mi ripeto, ma credo che sia utile): piedi larghi (come le spalle), busto dritto, spalle basse e morbide, testa verso l'alto. Facciamo passare qualche secondo concentrandoci sulla respirazione - di più sarebbe meglio ma va bene anche così.
Ruotiamo gli occhi verso l'alto, come se appoggiassimo la nuca su un cuscino, e poi posizioniamo il violino sulla clavicola con la mano destra, lasciando giù il braccio sinistro. Mettiamo nuovamente la mandibola sulla mentoniera. Il violino, così, dovrebbe sorreggersi senza sforzo, con il solo peso della testa, e la spalla sinistra dovrebbe essere libera.
A questo punto, provando a lasciare la testa libera, quindi muovendola, posizioniamo lo strumento sulla clavicola e proviamo a farlo scendere, fino all'altezza dello sterno, ma anche più giù, come i violinisti del sei-settecento, continuando a suonare cambiando ogni tanto la posizione dello strumento.
Suoniamo solo il sol e cerchiamo di ascoltare e di guardare la vibrazione della corda. Sulla corda sol è più semplice da capire perché è una corda bassa e la vibrazione è larga. Non importa la durata del suono, l'importante è che il suono sia libero, che vibri. Se la nota è troppo corta non si riesce ad affondare, ad appoggiare l'arco, se invece è troppo lunga si rischia di grattare. Ognuno troverà la sua nota ideale.
Ripetiamo il sol come un mantra, come l'OM, ascoltando il suono e osservando il fuso che si forma quando la nota è suonata correttamente. Ascoltiamo anche cosa succede quando l'arco si ferma sulla corda e proviamo a non interrompere la vibrazione. Cerchiamo di mantenere ampio il fuso della corda e teniamo a mente questo suono anche quando riprenderemo a suonare il resto, cercando di ottenere sempre lo stesso risultato sonoro.
Om è una solenne affermazione.
Carl Ph. Emanuel Bach "Opere per violino e clavicembalo" recensione
La recensione delle opere per violino e clavicembalo di Carl Philipp Emanuel Bach (la trovate sulla Rivista Musica+ : scaricate il documento! E' gratuito!)
L'intonazione
La maggior parte degli esercizi tecnici sul violino sono facilmente comprensibili: se devo eseguire più velocemente un passaggio veloce aumento gradualmente il metronomo, se devo studiare un colpo d'arco lo ripeto più volte, lo stesso per cambiamenti di posizione o note particolarmente difficili.
Lo studio dell'intonazione, invece, è meno immediato, perché il lavoro che compie l'orecchio nel cercare di capire se una nota è intonata non è sempre scontato. Ossia, siamo sempre noi stessi che decidiamo se una nota è intonata o meno. Ma chi ci dice che lo sia realmente? Ovviamente la risposta scientifica, ma neanche tanto, è l'accordatore (si può studiare anche con l'accordatore ma va usato solo dopo che si è convinti dell'intonazione di una nota, ossia come verifica; altrimenti non serve a nulla).
L'orecchio, nel suo insieme di ossicini, membrane, liquidi e altro, si comporta come un muscolo e, come tale, va allenato. Più lo lo sottopongo a un ascolto attento più questo sarà in grado di essere preciso nell'identificare l'intonazione di una nota.
Credo che vi sia capitato di trascorrere dei periodi senza studiare. Quando si riprende lo strumento sembra quasi tutto a posto! Forse anche meglio (in parte è meglio perché ci si rilassa). Dopo qualche giorno, invece, suono e intonazione sembrano peggiorare! In realtà non siamo peggiorati noi ma si è riattivato il nostro orecchio, che è tornato in forma e più intransigente nei confronti di quello che suoniamo.
Quindi... cosa fare?
Dedicate una decina di minuti al giorno allo studio dell'intonazione. Come? Eseguendo pochissime note e chiedendovi più e più volte se queste note sono intonate (e se il suono è bello).
L'orecchio si affinerà, giorno dopo giorno. E' importante correggere la nota alzando e riabbassando il dito della mano sinistra, evitando di fare la tipica e orribile scivolarella (io la chiamo così). In questo modo la mano, direi anche il nostro corpo, capirà in modo saldo e sicuro la strada per una caduta corretta e solita.
E giorno dopo giorno migliorerà l'attenzione al suono, al vibrato, ai cambi di corda.... ma anche a tutto ciò che ci circonda...
Lo studio dell'intonazione, invece, è meno immediato, perché il lavoro che compie l'orecchio nel cercare di capire se una nota è intonata non è sempre scontato. Ossia, siamo sempre noi stessi che decidiamo se una nota è intonata o meno. Ma chi ci dice che lo sia realmente? Ovviamente la risposta scientifica, ma neanche tanto, è l'accordatore (si può studiare anche con l'accordatore ma va usato solo dopo che si è convinti dell'intonazione di una nota, ossia come verifica; altrimenti non serve a nulla).
L'orecchio, nel suo insieme di ossicini, membrane, liquidi e altro, si comporta come un muscolo e, come tale, va allenato. Più lo lo sottopongo a un ascolto attento più questo sarà in grado di essere preciso nell'identificare l'intonazione di una nota.
Credo che vi sia capitato di trascorrere dei periodi senza studiare. Quando si riprende lo strumento sembra quasi tutto a posto! Forse anche meglio (in parte è meglio perché ci si rilassa). Dopo qualche giorno, invece, suono e intonazione sembrano peggiorare! In realtà non siamo peggiorati noi ma si è riattivato il nostro orecchio, che è tornato in forma e più intransigente nei confronti di quello che suoniamo.
Quindi... cosa fare?
Dedicate una decina di minuti al giorno allo studio dell'intonazione. Come? Eseguendo pochissime note e chiedendovi più e più volte se queste note sono intonate (e se il suono è bello).
L'orecchio si affinerà, giorno dopo giorno. E' importante correggere la nota alzando e riabbassando il dito della mano sinistra, evitando di fare la tipica e orribile scivolarella (io la chiamo così). In questo modo la mano, direi anche il nostro corpo, capirà in modo saldo e sicuro la strada per una caduta corretta e solita.
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