La mano ferma

Sappiamo tutti quanto sia difficile essere intonati sul violino! Per quanto riguarda l'orecchio lo studio dell'intonazione non finisce mai, perché più l'orecchio si sviluppa, più diventiamo sensibili alle note stonate. Ci sono però altri due punti fondamentali che riguardano l'intonazione e che, secondo me sono correlati alla posizione e alla morbidezza della mano. Sono da sempre convinta, e l'ho scritto più volte, che una mano morbida e rilassata sia intonata - e vicerversa!
Quindi: cosa significa quello che scrivo e cosa fare?
Iniziamo a posizionare la mano sullo strumento: ruotata e con tutte e quattro le dita su una corda, senza suonare. Se la osserviamo possiamo vedere che le dita sono tonde e, naturalmente, in linea sulla corda. Chiaramente la rotazione della mano sarà fatta tramite il polso e la mano, cercando di lasciare morbide le dita. Le dita, in questo modo, sono già pronte per suonare - tranne il quarto dito che, purtroppo, va allungato.
Iniziamo ora ad abbassare il terzo dito, cercando gradualmente di utilizzare più peso, immaginando il tendine a partire dal gomito, come un filo di un burattino (ricordatevi che si suona con morbidezza), fino a quando dalla corda uscirà finalmente un suono. Ripetiamo quindi per una decina di volte vuoto-terzo dito e proseguiamo con le altre dita, utilizzando il secondo, poi il quarto e, per ultimo, il primo dito.
In questo modo la mano, rilassata, trova la sua posizione naturale, con secondo e terzo dito naturalmente tondi, il primo che si allunga verso il riccio e il quarto verso di noi. La mano, appoggiata sulle corde, si troverà in quella che Curci definisce "prima disposizione" delle dita, con il semitono tra secondo e terzo dito (sulla corda la, ad esempio, ci saranno: si, do diesis, re e mi).
La mano sarà impostata pensando sempre a questa disposizione, tenendo sempre presente quali note corrispondono alle dita, sia su una corda, sia su corde diverse (il do diesis sul la è un secondo dito vicino a la terzo dito sulla corda mi, ad esempio).

Per le disposizioni successive, ossia quando il secondo dito si trova vicino al primo, oppure il primo vicino al capotasto, vedo spesso indietreggiare tutta la mano o, ancora peggio, stringere le nocche tra loro.  In questo modo, quando si suona un si bemolle e un do naturale, il quarto dito sarà calante (continuo a prendere come esempio la corda la).
Per evitare che la mano si sposti indietro ad ogni passaggio a tonalità con bemolli, proviamo questo esercizio di stretching, che serve ad aumentare l'elasticità delle dita e a non serrare le nocche.
 
Senza suonare (sulla corda la): abbassiamo il terzo dito su una corda (lasciandolo giù) e iniziamo a tirare indietro il secondo dito, come se suonassimo un do diesis che, glissando, diventa do naturale; seguito da un si naturale che, sempre glissando, diventa si bemolle. Quindi: terzo dito fermo; do diesis - glissando - do naturale (tengo fermo il secondo) abbasso il primo sul si naturale e poi glissando indietro al si bemolle. In realtà è come se fosse una scala cromatica discendente lasciando giù tutte le dita, terzo, secondo e primo.
Quando ci capita di eseguire un brano con molti bemolli impostiamo prima la mano con la prima disposizione, poi indietreggiamo secondo e primo dito, infine suoniamo la scala di riferimento, facendo attenzione a non arretrare la mano né a stringere le nocche.

PS: chi mi conosce sa che ho la mano tutt'altro che ferma! Ma non sul violino!






Il rituale del violino

Lo studio di uno strumento musicale avviene spesso in modo convulso. Questo dipende da molti fattori, dalla vita frenetica che conduciamo, ma anche da quello di cui parlo spesso, ossia il fatto che i nostri progressi non sono visibili. Cosa significa questo? Che, per capire se un brano viene bene, dobbiamo eseguirlo di nuovo, a mo' di controllo. L'esecuzione "di controllo" però è ansiogena, come un grillo parlante che batte il piede, spazientito, e ci dice "vediamo un po' come viene oggi". Ripeto di nuovo questo concetto: separiamo sempre lo studio dall'esecuzione, dedicando una estrema precisione alla tecnica e una attenzione massima all'esecuzione, come se fosse un concerto. Quello che "in concerto" non viene si studia con calma.

Veniamo quindi all'idea di oggi, ossia ad un approccio allo studio diverso dal solito, più organizzato e più calmo. Prepariamo la nostra stanza (io in passato ho studiato anche in bagno perché la mattina presto era l'unica stanza che non confinava con i vicini) e decidiamo come organizzare lo studio. Quindi: sistemate lo strumento, il leggio con quello che dovete studiare, matita e gomma. Qualche minuto per riflettere su cosa vogliamo affrontare nel tempo che abbiamo a disposizione. Gli argomenti sono tanti, quindi meglio ancora se riusciamo a pianificare uno studio settimanale. Possiamo anche tenere un diario dello studio, con il piano degli esercizi/brani e qualche commento sui punti da migliorare o quelli che invece iniziano a funzionare. Pensiamo quindi all'obiettivo dell'esercizio, facciamo qualche movimento per scaldarci (rotazione delle spalle, pochi movimenti del collo e qualche allungamento delle dita - chiaramente se riuscite a farne di più è meglio) e dedichiamoci interamente al nostro strumento. Cerchiamo di mantenere la concentrazione su quello che stiamo facendo e, appena possibile, cerchiamo di osservarci dall'esterno. Cosa vuol dire questo? Immaginate di vedere in televisione un film di grande tensione; sicuramente, se siamo molto presi, il nostro corpo sarà rigidissimo, con gli occhi sbarrati e le mandibole serrate. Nel momento in cui ci rendiamo conto che non siamo noi i protagonisti (per fortuna), possiamo respirare e rilassarci sul divano, nonostante l'assassino sia alle porte. Con lo strumento, visto che per fortuna non siamo in pericolo di vita, possiamo osservare come si comporta il nostro corpo, e ricordarci di fare alcune semplici cose come respirare (sappiamo tutti che molte volte suinamo in apnea), abbassare le spalle, rilasciare la mandibola, cercare di avere una postura corretta.

Immaginate prima come volete suonare, focalizzate la vostra attenzione su una modalità piacevole; non vi buttate sullo strumento arrivati a casa di corsa, provando malamente un passaggio difficile e continuando a ripetere forsennatamente che tanto non verrà mai.