Se pensiamo a quanto è piccola e priva di riferimenti la tastiera di un violino, l'idea che le mani di un violinista non solo trovino le note intonate, ma siano in grado di muoversi, con incredibile precisione, sembra un miracolo!
In realtà non è un miracolo ma il frutto di un lungo e meticoloso studio che si ripete tutti i giorni, di un duro impegno il cui lavoro può paragonarsi a quello di un atleta.
Ho già parlato dello studio dell'intonazione; ripeto brevemente.
Pensiamo a un orologio digitale e a uno con le lancette. Nell'orologio digitale i numeri si susseguono l'un l'altro, mentre in quello con le lancette possiamo seguirne lentamente il movimento. La caduta delle dita sulla tastiera deve essere come il susseguirsi dei numeri dell'orologio digitale e non come un lento trascinamento alla ricerca della nota giusta.
Veniamo ora al movimento della mano sulla tastiera, ossia ai cambi di posizione. Il principio è lo stesso della caduta delle dita, solo che il tragitto da compiere è più lungo e complesso.
Prima di tutto dobbiamo essere sicuri delle note di partenza e di arrivo. Controlliamo quindi bene la nota di partenza e cerchiamo di capire dove dobbiamo arrivare, sia il percorso fisico da compiere (quanto è lontana la nota di arrivo? due toni, due toni e mezzo...) sia l'intonazione (è molto utile cantare la nota oppure suonarla, se è possibile, in posizione fissa).
Per esempio: sulla corda mi, dobbiamo suonare un sol diesis secondo dito che arriva al si in terza posizione. Possiamo suonarlo prima con il quarto dito per capire bene dove si trova. Cantiamo e immaginiamo con molta chiarezza la nota di arrivo.
A questo punto iniziamo a muovere il braccio, cercando di mantenere la mano nella stessa posizione - non si muove il dito ma tutto il braccio, come se il comando partisse dall'articolazione del gomito.
Dividiamo l'esercizio in tre fasi (tre note di media durata, con tre arcate separate): 1. suoniamo la nota di partenza, 2. suoniamo il glissando, 3. suoniamo la nota di arrivo. Il glissando deve essere lento, morbido e fluido (non serrate il pollice). Nel momento esatto in cui, con l'orecchio, percepiamo la nota di arrivo ci fermiamo e la ripetiamo. Il movimento deve essere preciso, non dobbiamo fermarci né prima né dopo - per poi aggiustare! Ricordiamoci l'orologio digitale. Pensiamo alla nota di arrivo come a un foro all'interno del quale cade il dito. E' solo quello il punto esatto. Si scivola e si cade nel buco, senza esitazione. Ripetendo con costanza l'esercizio la mano troverà il tragitto corretto, ad esempio quello dalla prima alla terza posizione (e ovviamente anche le altre posizioni). Non ha senso ripetere l'esercizio in modo impreciso, ossia aggiustando all'ultimo momento la nota di arrivo. La tecnica serve a rinforzare, ripetendo, l'azione corretta. Solo con la ripetizione del movimento giusto e della nota intonata riusciremo a padroneggiare la famosa tastiera piccola e senza punti di riferimento. Ripetendo svogliatamente, avanti e indietro, tanto per metterci la coscienza a posto, non serve a nulla - anzi, peggiora le cose e ci fa perdere tempo.
Lo studio dei cambi di posizione è difficile e lungo. Combinando le quattro dita con le dodici posizioni va da sé che le possibilità, quindi lo studio, sono tante. Ci si può sbizzarrire come si desidera, in modo tale da padroneggiare con disinvoltura la nostra cara tastiera, così come ci muoviamo nella nostra casa al buio.
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