La condotta dell’arco spesso viene messa in secondo piano,
sopraffatta dall’attenzione alla mano sinistra, soprattutto quando
abbiamo tante note da suonare. Chissà per quale motivo le tante note
attirano tanto la nostra attenzione, fino a trascurare invece l’elemento
che ci rende piacevoli: il bel suono!
Dobbiamo sempre sapere con molta esattezza quanto arco tirare e a quale velocità (di conseguenza con quanto peso).
Quindi.... intanto partiamo dalla quantità.
Suoniamo diversi valori e impariamo a tirare l’arco in modo differente.
Tutto l’arco per le semibrevi.
Metà arco per le minime.
Un quarto di arco per le semiminime.
Si può fare lo stesso poi dimezzando i valori (o aumentando la velocità).
Poi affrontiamo la velocità della condotta: impariamo a suonare note di uguale valore con quantità di arco differente.
Tutto l’arco per una semibreve.
Tutto l’arco per una minima.
Tutto l’arco per una semiminima.
Ovviamente l’andamento sarà diverso: arco lento nella prima, arco veloce
nell’ultima. Ascoltiamo la differenza di suono, e ricordiamoci “come
suona”. Per un “Allegro” la condotta dell’arco sarà del terzo tipo,
ossia l’arco sarà condotto velocemente. Come una macchina che corre, per
capire. Per un “Largo” l’arco sarà condotto lentamente.
Questo a prescindere dal ritmo in questione. Ossia: se io sto suonando
un “Adagio” non tirerò tutto l’arco velocemente, come un forsennato.
Viceversa, nei tempi veloci cercherò di tirarlo veloce e leggero.
Infine il peso: proviamo gli estremi del peso. passiamo dal suono
inconsistente a suono grattato. Il grattato poi diventerà suono
appoggiato, il suono inconsistente un bel piano. Cosa succede se mi
appoggio di più o se invece alleggerisco?
Se il suono gratta proviamo a tirare più arco, oppure ad alleggerire. Se
il suono è inconsistente appoggiamo di più, oppure rallentiamo la
condotta. Riproviamo tutti gli esercizi precedenti aggiungendo più o
meno peso alla condotta dell’arco.
Infine...
Il punto della corda in cui suoniamo, ossia se è più vicino alla
tastiera (per un suono più morbido) o al ponticello (per un suono più
limpido e diretto).
E una aggiunta finale... che ci conferma quanto lungo e difficile - ma
altrettanto ricco di soddisfazioni - sia il lavoro sull’arco.
Le corde sono diverse, poniamo attenzione alla differenza che c’è tra
quando suoniamo il sol e quando, progressivamente, suoniamo il mi. Sul
sol ci sarà più appoggio e meno quantità; sul mi meno peso e più
quantità di arco.
Un facile esercizio: suoniamo delle crome
ribattute (otto volte) sul sol, sul re, sul la e sul mi: appoggiamo bene
sul sol, usando poco arco. Passsando alle corde successive la quantità
di arco aumenterà mentre il peso sarà minore (per questo esercizio
ringrazio Danilo Rossi che è stato illuminante a proposito).
E ora sbizzarritevi voi!
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