Spesso rifletto sull'espressione italiana "suonare" e quelle straniere “jouer” e “play”. Senza che questa riflessione diventi una polemica negativa sulla considerazione della musica in Italia, rifletto su quanto possa essere importante pensare al suonare come a un gioco.
Di sicuro lo studio di uno strumento musicale è faticoso, è un esercizio di grande volontà. Però non deve essere trasformato in qualcosa di perennemente frustrante e negativo: c’è anche il gioco e il divertimento! Cerchiamo di dare qualcosa alla musica, sempre, mentre suoniamo. Cerchiamo di ricordarci sempre della musica.
A volte siamo presi da problemi che di sicuro hanno una loro base reale (il quarto dito! la velocità!) ma non possono farci dimenticare il fraseggio di Bach o di Mozart, ma anche l'andamento di una scala, il bel suono, la piacevolezza di uno studio - anche di Curci.
Non possiamo suonare un brano musicale ossessionati da un problema tecnico. Meglio un passaggio poco pulito in un brano che abbia senso musicale, che un pensiero costante. nevrotico, che ci distrae dalla musica. Ovviamente il problema c'è e si può affrontare a parte, per un tempo determinato e con la massima precisione.
Prendete un brano che vi piace moltissimo! Non importa se non lo conoscete tecnicamente, l'importante è saperlo suonare diciamo a un 50%. Bene, provate ad eseguirlo come se fosse perfetto, immaginando il vostro musicista preferito che lo suona davanti a 5.000 persone (ovviamente non avete pubblico, altrimenti arriva la paura dell’esibizione). Sbagliate le note, inventatevi le arcate, le diteggiature, ma mantenete tutto quello che è musicale: ritmo, fraseggio, dinamica e la musica! Immaginate, immaginate, immaginate: voi siete Perlman che suona divinamente, sciolto, morbido e soprattutto... sorridente! Ma dovete essere lui, senza mentire!
E divertitevi anche sbagliando!
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