L'odioso metronomo! Perché credo che quasi tutti lo abbiamo insultato, credendo fosse rotto o, peggio ancora, ce l'avesse con noi perché correva!
Prima di parlare dell'utilizzo del metronomo, credo sia utile chiarire la differenza tra mantenere una pulsazione costante e avere il senso del ritmo. Per pulsazione costante significa riuscire a tenere la stessa velocità, senza rallentare o accelerare; il senso del ritmo, invece, non è dato solo dalla costanza e dalla regolarità, ma dalla nostra capacità di far sentire gli accenti e i tempi che compongono un determinato ritmo, il battere e il levare, se il ritmo è in due, tre, quattro... Il metronomo, dunque, serve a mantenere una pulsazione costante, utile a tutti, principianti e professionisti.
Credo che il metronomo sia molto utile, direi indispensabile, per lo studio di note lunghe (corde vuote o scale) e per la tecnica in generale, quindi le varianti alle scale e tutti gli esercizi di articolazione della mano sinistra (Sevcik o Schradieck), per i quali è fondamentale la regolarità. Per lo studio dei brani, invece, il metronomo può servire sia per una esecuzione molto molto lenta (che sarebbe difficile da sostenere senza metronomo), oppure per una esecuzione a tempo, per non correre nel forte e non rallentare nel piano (di solito gli errori più comuni).
Per chi ha difficoltà nell'utilizzo del metronomo può essere utile iniziare con poche battute: si posiziona la pulsazione che ci sembra corretta per il nostro brano/studio/scala, si ascolta bene il ritmo, cercando di immaginare le due o quattro battute, si eseguono e ci si ferma per capire se siamo ancora insieme al metronomo. All'inizio è importante suonare piano, per non sovrastare il suono del metronomo. In questo modo l'impatto è graduale e si lavora, come sempre, con una interiorizzazione del ritmo. Suonare forsennatamente, anticipando o arrancando dietro al metronomo, non serve a nulla.
L'utilizzo del metronomo deve essere parte del nostro studio, ma non deve diventare una dipendenza, altrimenti si perde la capacità di sentire il ritmo, e si delega a un oggetto esterno quello che invece dobbiamo sentire con il nostro corpo.