Non so voi ma nella mia giornata la musica è quasi sempre presente, soprattutto nella mia testa: quella che sento a lezione, quella che ascolto a casa, o quella che mi viene in mente mentre cammino o faccio altro. Canticchio quasi sempre, più o meno silenziosamente. Immagino che, anche per tutti voi, sia chiara la differenza, se non l'abbisso, che c'è tra quello che canticchiamo e quello che proviamo a cantare in voce. Anni fa mi divertivo a chiedere agli amici di cantare la sigla di "Happy days" (storia serie degli anni Settanta) - che, seppur banale, al primo impatto non è di semplice esecuzione (provate, per chi la conosce). La musica che c'è nella nostra testa è fatta di un insieme di sensazioni: le note, gli accordi, l'artiolazione e la dinamica, ma anche i ricordi dell'ascolto, i contorno non musicale; nella nostra testa c'è, meravigliosamente, tutto quanto!
Chiaramente lo stesso accade con il brano che ci piace e che proviamo a suonare con il nostro strumento: spesso e volentieri i risultati sono più deludenti della sigla di "Happy Days"! Cosa fare? Chiaramente la risposta piò ovvia è continuare a studiare, ma non solo. Perché è importante anche non dimenticare come quel brano suonava nella nostra testa, e continuare a canticchiarlo con lo strumento. Proviamo, allora ad eseguire il brano facendolo somigliare a quello che abbiamo in mente, a far sì che si ricolleghi alla nostra idea musicale. Suoniamo cercando di tralasciare l'orecchio attento che di solito guida l'intonazione e la precisione, usando poco arco, molto leggero, e senza fermarci. Una esecuzione appena accennata.
Quando suoniamo ci sono diversi tipi di ascolto, ossia di attivazione dell'orecchio: c'è l'ascolto attento, quello che dovrebbe essere sempre presente quando studiamo, e quello invece capta l'insieme, di solito la musica che ascoltiamo per il piacere di farlo. Se io sto studiando un passaggio per migliorare l'intonazione il mio ascolto sarà concentrato sul particolare, e ripeterò più volte anche solo due note: metterò in atto quindi un ascolto approfondito, come se osservassi attraverso un microscopio. Se invece voglio provare a suonare il brano come se lo dovessi solo evocare nella mia testa, dovrò sorvolare sui particolari tecnici, e ascoltarlo come si guarda un paesaggio, vedendolo nell'insieme e non nel particolare. Sorvolo su tutto, ma preservo un elemento importantissimo che è la visione d'insieme, il senso musicale di quello che suono che, molto spesso, con lo studio tecnico, a volte perdiamo.