C'è una grande differenza tra mangiare con gusto, soli o insieme agli altri, e avere una crisi che ci porta a finire una tavoletta di cioccolata fondente. Così come c'è differenza tra cercare un rapporto per bisogno e quello che si prova quando si è indipendenti, quando si sa stare soli e si decide, per amore, di vivere una relazione. Oppure quando si compra un paio di scarpe o un vestito perché ci servono o perché ci piacciono e quando invece ci si butta sugli acquisti compulsivamente, magari pentendosi poco dopo.
La differenza tra bisogno (o compulsività) e consapevolezza di quello che si fa è molto importante.
Penso che a volte lo strumento si suoni in modo compulsivo, per il bisogno di sapere che le note sono lì, che non le abbiamo dimenticate dopo una dormita. Un pittore si alza la mattina e può vedere in un attimo il lavoro del giorno prima; il musicista no. Il musicista non sa se il passaggio studiato ore e ore il giorno prima l'indomani verrà. Di sicuro è una sensazione con la quale il musicista deve fare i conti. Però c'è differenza tra controllo ossessivo e studio attento e consapevole.
Se il “controllo delle note” fosse rapido non ci sarebbe alcun problema (come quando controllo se ho chiuso il gas); il problema però è che ci porta via tempo e molta energia, spesso negativa. Se ripeto senza respirare scale, studi e brani il tempo scorrerà via; inoltre suonerò in modo teso, con ansia, preoccupato solo di controllare se tutto è a posto e con il pensiero di non sbagliare. Non solo, starò attento solo a giudicarmi (“ma ieri mi veniva”).
Lo studio vero e proprio, invece, dovrebbe portare sicurezza e fiducia nelle proprie capacità. Studiare, come sempre lentamente, significa far capire al corpo come eseguire i passaggi difficili, coinvolgendo tutto quello che ci permette di essere presenti. Studiare significa essere consapevoli che poi il passaggio verrà. Dobbiamo imparare a capire come e quanto tempo impiegheremo.
Mi spiego meglio: se ho un passaggio difficile di quartine mi occuperò prima solo dell'arco con le corde vuote (e di come gestirlo nei cambi di corda); poi delle singole quartine con numerose varianti; poi della singola quartina seguita da una nota successiva; poi potrò variare le arcate (legato, legato a due, staccato....). La strada è lunga ma, come sempre, è la più efficace. Dopo una settimana (o un mese, due, tre) di studio consapevole il passaggio verrà. Basta avere fiducia nella capacità dello studio - e anche nelle nostre.
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