Dai la cera, togli la cera...

Quando si suona uno strumento indubbiamente i pensieri che si accumulano sono numerosi (condotta dell'arco, suono, intonazione, velocità, note giuste, ritmo, interpretazione.....) e spesso possono distoglierci dalla percezione del movimento che stiamo eseguendo.
Così come camminare coinvolge tutto il nostro corpo, quindi muscoli addominali e parte superiore, anche l'atto del suonare dovrebbe essere fatto "con tutto il corpo": piedi sono ben stabili e gli addominali sostengono la parte superiore che deve partecipare attivamente, ossia non essere bloccata.
Una precisazione importante: alcuni movimenti sono corretti e sottolineano il coinvolgimento del nostro corpo, altri invece sono sbagliati (di solito quelli ripetitivi come il dondolio o il piegarsi in concomitanza di una arcata).
Per intenderci: non serve muoversi come in preda al ballo di san Vito, si può anche rimanere fermi, l'importante è che i movimenti siano sciolti e partano dal corpo, dal respiro.
"Dài la cera, togli la cera": perché? Nel film "Karate Kid", che a me è rimasto impresso per questo, il maestro insegnava all'allievo la tecnica del karate partendo appunto dal movimento: non pensare alla mossa di karate, ma al movimento.
"E non dimenticare il respiro".
Due esempi banali: se devo prendere un oggetto che sta su un armadio e mi concentro sul fatto che è lontano, il braccio si irrigidisce; se invece allungo il braccio pensando sono all’allungamento di muscoli e tendini, sarà più facile arrivarci. Se devo aprire un barattolo che non si apre e continuo a forzare non si aprirà mai; se invece mi fermo, lascio la mano morbida sul tappo e aspetto... nel momento giusto, con decisione, il tappo si aprirà.
Nel violino può essere lo stesso: proviamo a visualizzare una arcata, proviamo a pensare al movimento del braccio, della spalla, al respiro.... l'arcata verrà di conseguenza. Magari all’inizio storta, ma ci sarà il tempo per correggerla e di nuovo storcerla con il movimento, fino a quando le due azioni si bilanceranno.
Visualizziamo la nostra immagine, ripetiamola senza lo strumento, e poi suoniamo.
Anche quando suoniamo, pensiamo sempre al movimento, soprattutto a quelli fondamentali: l'articolazione della spalla destra che si muove verso l'alto (quando l'arco è sul sol) o verso il basso (arco sul mi); l'articolazione della spalla sinistra che si muove verso l'interno per suonare il sol e verso l'esterno per il mi. Insomma... suonare può diventare un battito di ali.