Veniamo a noi e al nostro violino! Quanto basta è l'idea che mi è venuta in mente osservando la condotta dell'arco sul nostro strumento.
Quando iniziamo una arcata molto lunga, noi già abbiamo in mente di tirare l'arco molto lentamente (e abbiamo già studiato le note lunghe che impiegheremo per una bellissima frase cantabile). Quando invece si eseguono delle note brevi, oppure staccate, spesso si usa meno precisione, si lancia l'arco senza sapere dove arriverà; il controllo, invece, deve essere lo stesso, come se lanciassi una palla (o meglio una boccia).
Nel caso di un detaché io dovrò sapere esattamente dove arriva la mia arcata, e controllare che quella in giù e quella in su siano esattamente uguali. Come se nel mio avambraccio ci fosse un centimetro e, da lì, io muovessi esattamente di quello che mi serve.
Per lo staccato lo stesso; ma, visto, che è un colpo d'arco più di slancio, potrò immaginare di tirare una palla, come un rimbalzo da una parte all'altra (attenzione perché ovviamente, dal punto di vista tecnico, non è un rimbalzo!).
Un altro esempio: se ho una semiminima che dura metà arco io non tirerò l'arco per poi interromperlo. Saprò, prima di iniziare l'arcata, dove esattamente si fermerà la mia semiminima.
Questo controllo delle arcate, ossia la consapevolezza di dove di fermerà la mia arcata (breve o lunga che sia), evita la fermata brusca sulle corde, che schiaccia il suono e lo rende sgradevole.
Il controllo del percorso, invece, rende il suono sempre morbido e ricco di armonici, anche quando le note sono separate tra loro.