Come abbiamo già intuito quando abbiamo iniziato a posizionare le quattro dita sulle corde, ossia che a guidarci c'è solo il nostro orecchio, per i cambi di posizione ovviamente la pratica si complica molto.
Prima di studiare con calma e attenzione i cambi di posizione io consiglio di iniziare a capire bene le nuove diteggiature e l'intonazione della terza e poi della seconda posizione. Quindi: un sano esercizio in posizione fissa su qualsiasi volume (il quarto volume di Sassmannshaus è molto piacevole anche da suonare, oppure il terribile Sitt secondo volume). Ovviamente, dovendo suonare in terza o seconda posizione, la mano comunque inizierà a muoversi sulla tastiera, guidata dall'orecchio - e in modo approssimativo.
Per lo studio dei cambi di posizione si può partire intanto dal movimento della mano sinistra sulla tastiera, dall'inizio alla fine - ossia da capotasto a quasi il ponticello: si possono eseguire dei movimenti senza suonare, sfiorando le corde e lasciando libero il braccio sinistro. In questo modo la mano seguirà la rotazione del braccio, che avviene dalla quarta posizione in poi.
Lo studio attento dei cambi, invece, riguarda l'acquisizione di un tragitto molto preciso che ci permette di trovare le note in una tastiera priva di un qualsiasi punto di riferimento. L'orecchio guida il cambio, ossia il movimento, ma è il movimento che va imparato, fino a quando non è necessaria più nessuna guida - teoricamente lo si dovrebbe saper fare senza ascoltare se la nota è giusta.
La sensazione che ho quando eseguo un cambio di posizione è quella di cadere in un buco, che rappresenta la nota intonata. Mi viene in mente quando passiamo la nostra mano (meglio le nostre unghie) su una superficie in legno, piena di venature: se la passiamo velocemente non le sentiamo ma, se rallentiamo il movimento, le nostre dita entrano in ogni solco del legno.
L'esercizio che studio sempre è molto semplice: una nota di partenza, un portamento e una nota di arrivo. La nota di partenza serve per capire da dove partiamo; il portamento è lento e morbido e si conclude con la caduta nel buco della nota intonata che, appena trovata, va ripetuta per capire che è quella corretta. Si studia, come sempre, il movimento, guidato dall'orecchio. E' importante concentrarsi sul movimento del braccio, perché la mano rimane quasi uguale (il quasi riguarda appunto il progressivo restringimento delle posizioni più acute).
Il comando del cambio di posizione, quindi, è nel gomito, che regola di quanto il braccio deve muoversi. Non ha senso studiare il cambio se il dito arriva poco prima o poco dopo e la nota viene successivamente aggiustata. Deve cadere a piombo, nel buco della nota intonata.
Si possono studiare all'inizio i cambi più lontani tra loro (prima-terza-quinta, oppure prima-quarta); poi le posizioni vicine tra loro, secondo me più difficili, per poi salire su quelle più acute. L'importante è mantenere pulito il movimento, che deve essere morbido, fluido e regolare, ossia senza accelerare o rallentare nel tentativo di aggiustare il tiro. Successivamente si possono studiare delle scale su una corda, oppure delle semplici melodie eseguite con un solo dito, per poi passare alla tecnica più complessa come quella di Sevcik.
Alla base, comunque, rimangono la pulizia e la precisione del cambio, così come la mappa mentale delle note sulla tastiera.
PS: ci sono diverse scuole sui cambi di posizione, alcune si basano sul movimento della mano e non del braccio; io ovviamente ho imparato e sempre studiato quella che ho descritto qui ma non pretendo, come tutto quello che scrivo, che sia quella corretta.
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