Contro la legge di gravità

Come dico spesso ai miei allievi "è più facile buttarsi su un divano che tirarsi su". L'arcata del violino è un costante lavoro di caduta e risalita: quest'ultima va contro le leggi di gravità.
Mentre l'arcata in giù, per quanto comunque complessa i primi tempi, è aiutata dalla forza di gravità, quella in su presenta due difficoltà: la prima è appunto il fatto di riportare il braccio in alto, la seconda quella di suonare al tallone, punto debole di ogni violinista.
Prima di tutto, quindi, è importante riuscire suonare senza paura al tallone, per acquisire una cerca padronanza e poi una discreta scioltezza. Si possono eseguire note corte, all'inizio anche staccate perché è più semplice, al tallone estremo, anche dove a volte non abbiamo più la pece!

Sfatata la paura del tallone bisogna concentrarsi sempre sull'arcata in su, cercando di tornare sempre al punto di partenza, ovviamente in caso di note di uguale valore. Un errore che può capitare spesso è quello di ritrovarsi alla punta pur suonando note che dovrebbero rimanere nello stesso punto dell'arco - ad esempio un detaché alla metà.
L'arco va utilizzato dove suona meglio: possiamo decidere per esempio di eseguire un detaché alla metà, oppure un passaggio più forte e deciso al tallone o ancora un pianissimo alla punta. Questo ovviamente a grandi linee, la lista è lunga...
Di certo, comunque, non possiamo suonare alla punta perché l'arco ci è finito lì senza sapere perché, oppure perché abbiamo paura del tallone!