Lo studio di uno strumento porta con sé una serie di regole ferree che riguardano sia la postura sia l'esecuzione. Il nostro corpo spesso è costretto in una posizione così specifica, soprattutto sul violino, da rischiare di diventare costrittiva. Lo stesso vale per l'esecuzione dei brani: ritmo, intonazione, diteggiature e arcate. Tutto deve essere assolutamente perfetto, a posto.
L'arte è "artificio", quindi anche questo: ripetizione continua di passaggi che devono diventare automatici, per poi essere a servizio dell'espressività. La difficoltà maggiore è riuscire a sembrare naturali ed espressivi, pur dopo un duro lavoro alle spalle.
Premesso quindi che il lavoro giornaliero sulla tecnica è indispensabile, pensiamo anche a come vivere liberamente le regole, per evitare che queste non diventino costrizione per il nostro corpo.
Intanto è fondamentale fare stretching prima e dopo aver suonato, insieme a qualche esercizio che bilanci la posizione che assumiamo quando suoniamo.
E poi.... cerchiamo, ogni tanto, di fare come ci pare.
Suoniamo con le arcate che più ci piacciono, come vengono. Diteggiature decise all'ultimo momento, anche assurde. Divertiamoci e interpretiamo il brano a modo nostro, con le dinamiche che ci convincono di più. Anche per trovare una interpretazione nostra del brano che suoniamo (evitate quindi di ascoltare altre esecuzioni prima di avere una vostra idea).
E poi lavoriamo sul corpo: provate a camminare mentre suonate, a muovere e piegare le gambe. Abbassate e alzate il violino, sia il riccio, sia l'appoggio (dal collo, fatelo scendere fino al petto). Muovete le due braccia, esagerando il movimento. Suonate sul divano, oppure con il gomito sinistro appoggiato su un tavolo (comodissimo, tra l'altro), o sdraiati sul letto... Parlate con qualcuno, ma anche da soli, mentre suonate. Insomma.... fate voi, chi più ne ha più ne metta! Vi accorgerete che è molto più difficile di quello che pensate!
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