di Andrea Scaramella
Andrea Scaramella è un caro amico e da sempre chiedo consiglio a lui sul violino... e sulle corde!
Ho deciso di dedicare qualche post proprio a questo argomento così interessante.
Lascio a lui la parola e lo ringrazio per il prezioso contributo.
Qui trovate il suo curriculum: http://www.conservatorio.udine.it/struttura-dipartimenti-docenti/315-Andrea-Scaramella.html
La mia ossessione
giovanile era quella delle corde in budello: “il suono che puoi avere con
quelle è il migliore” mi dicevano tutti, il mio insegnante di conservatorio in
testa.
I miei ideali di
suono a quel tempo erano (e lo sono tuttora) Oistrakh, Milstein, Gulli ed Uto
Ughi. Ed ognuno di loro usava le Pirastro Eudoxa.
Quindi sul mio
violino di allora, appena le mie finanze me lo permisero, montai le Pirastro
Eudoxa Stiff senza indugio. Ma il suono che ne derivava non era proprio quello
che volevo, lo trovavo piuttosto scuro e poco definito. Inoltre dovevo
articolare i passaggi veloci con fatica ed accordare in continuazione,
soprattutto se le avevo montate da poco. Avevo poi notato un certo “cedimento”
nel volume dopo un paio di mesi di uso ed il La presentava problemi di
emissione, visto che “gracchiava” ad ogni arcata pesante. Insomma non erano un
passo in avanti significativo rispetto le solite Thomastik Dominant, corde con
l’anima in perlon, che montavo precedentemente.
Pensai allora alle
costosissime Oliv, e dopo avere deglutito abbondantemente per lo spavento
dovuto al loro prezzo, mi decisi ad acquistarle. Naturalmente seguii i
suggerimenti del mio insegnante di conservatorio : “spessori grossi, Sol Stiff
e Re in argento” recitava sicuro di se. Queste corde erano molto più sonore,
brillanti e reattive delle precedenti, e anche in termini di durata erano
superiori, il che bilanciava non poco l'assai più elevato prezzo di acquisto.
Complice una buona
messa a punto dell’anima e del ponte, fui molto contento per un discreto
periodo fino a quando un malaugurato giorno mi si ruppe un Sol dopo un paio di
settimane. Ne montai un altro subito, ma anche questo fece la stessa fine dopo
altrettante due settimane. Al terzo doloroso “salasso” che durò poco di più dei
due precedenti, decisi di chiudere, con qualche rimpianto, la mia esperienza
con le Oliv. Sfortunatamente la qualità dell’anima in budello di queste corde
non era più la stessa e le rotture diventavano piuttosto frequenti.
E da lì cominciai una
lunga ricerca.
Da allora sono
passati molti anni, e le prove sono state parecchie: ciò mi ha portato a
testare tutti i tipi possibili di corde sui miei violini, con l'eccezione di un
paio di ultime novità.
La Pirastro aveva
tentato di contrastare la principale avversaria Thomastik, dominatrice del
mercato con le Dominant, lanciando prima le Synoxa e poi le Tonica, evoluzioni
successive delle pietosissime Aricore. Si trattavano sempre di corde con l'anima
in perlon: bocciate le Aricore (afone e senza armonici) e le Synoxa (più
brillanti ma dal suono poco corposo e poco durevoli) da parte mia, per un breve
periodo trovai pace con le Tonica che mi sembravano un giusto compromesso tra
morbidezza, reattività, suono potente e scorrevole. Ma restavano un
compromesso, non certo il massimo possibile e comunque lontane dal mio suono
ideale.
Altre concorrenti
delle Dominant e delle Tonica era le Corelli Crystal e le Alliance (prima
versione) della Savarez, le prime con l’anima in un altro derivato del perlon
(stabilon), le seconde con l’anima in kevlar, vera novità. Pur avendo entrambe
una corposità di suono superiore alle 2 precedenti, mancavano di elasticità per
via della loro esagerata tensione (ciò che dava corposità al suono) rendendo
assai problematica l’articolazione dei passaggi veloci. La quantità di armonici
era inferiore alle Dominant nel caso delle Crystal, invece abbastanza vicina
per le Alliance. Anche l’avvolgimento di tutte queste corde, di qualità inferiore
alle concorrenti, si ossidava molto facilmente e deteriorava rapidamente sotto
l’azione del sudore delle dita. Le Alliance inoltre erano molto care.
In seguito, la prima
vera novità prodotta dalla Thomastik; dopo anni di Dominant sul mercato, vengono
lanciate le Infeld con l'anima in kevlar in 2 versioni: Rosse (suono scuro) e
Blu (suono brillante). Per qualche tempo le usai entrambe, concludendo alla
fine che le Rosse erano gradevolissime sotto l'orecchio, ma ascoltate da
lontano piuttosto deludenti poichè il suono non “correva”, mentre le Blu erano
esattamente il contrario: più sgradevoli sotto l'orecchio ma con una buona
portata per l'ascolto da lontano. In entrambi i casi notavo che la quantità di
armonici che emettevano erano inferiori rispetto alle precedenti Dominant, e
così pure la durata per cui ero punto e da capo.
La Pirastro annunciò
a quel punto una novità, con grande battage pubblicitario: le Obligato! Grande
mistero della casa produttrice sul materiale impiegato per l’anima e grande novità
del Re in argento! “Sai che novità!!” dico io: il Re in argento esiste da anni
sulle Dominant…
Tutti i colleghi
correvano a comprarle, ma sentendo il suono che producevano sui loro violini
restavo piuttosto scettico. Difatti, recuperata gratuitamente una muta dal
servizio clienti della Pirastro, rimanevo deluso dalla povertà di armonici che
queste corde emettevano: in breve non differivano molto dalle Infeld Rosse, pur
essendo molto più care.
La Pirastro iniziò da
quel momento a sfornare derivati simili, sempre basati sullo stesso materiale
(o multifilamento come lo definiscono loro) e stessa tecnologia: le famose Evah
Pirazzi (potentissime, brillanti ma molto rigide, assai tese e poco durevoli),
le Violino (ancora più morbide delle Obligato ed abbastanza simili alle
Aricore), ed infine le Wondertone Solo, una via di mezzo tra le Obligato e le
Evah Pirazzi, forse le migliori tra le quattro. In tutti questi casi sul mio
violino il loro rendimento era inferiore per qualità e portata di suono, e per
durata rispetto le Dominant. “Dopo averle provate tutte, sempre alle Dominant
si ritorna!” recita un detto piuttosto comune tra i violinisti.
La Thomastik non
restò a guardare: dopo 2 anni di test intensivi vennero lanciate le Vision, con
anima in fibra di carbonio, in ben tre versioni: normale, Titanium Solo e
Titanium Orchestra.
A queste tre versioni
se ne aggiunse un paio d’anni dopo la versione Solo, giusto per fare un po’ di
confusione. Ebbi modo di avere una muta omaggio delle Vision normali dal
reparto Materiali e Ricerca della Thomastik ancora prima della loro
commercializzazione, e finalmente rimasi soddisfatto del loro rendimento, tanto
da acquistarle successivamente. Avevo l’impressione di aver trovato qualcosa di
alternativo alle Dominant, altrettanto durevoli e con ottima qualità di suono,
ben definito e focalizzato (finalmente!), e con notevole prontezza e reattività
nei passi veloci.
Ma la muta successiva
fu invece deludente: la disparità di rendimento tra la versione “prototipo” e
la versione commerciale era notevole, specie per la durata. Scoprii così che le
versioni prototipo delle corde vengono sempre realizzate a mano dal tecnico che
ne cura lo sviluppo, diversamente dalle versioni commerciali che sono
realizzate a macchina con minor cura. E ciò fa la differenza.
Provai quindi le
altre tre versioni ed effettivamente sia le Vision Titanium Solo che le Vision
Solo, ma non le Titanium Orchestra (mamma mia che confusione!), risultavano
migliori delle Vision normali, le prime più metalliche e brillanti, le seconde
più scure, entrambe dal suono potente, molto focalizzato e definito e con una
durata accettabile. Per contro non concedevano raffinatezze di emissione e di
colore che le Dominant permettevano, e costringevano, al pari delle varie Evah
Pirazzi, Obligato e Wordentone Solo, ad un maggior sforzo con l’arco e a tutto
ciò che ne conseguiva: arco più teso, pece più adesiva, crini rotti con maggior
facilità. Le Titanium Orchestra erano le meno focalizzate del lotto e con meno
armonici, con un suono piuttosto deludente ascoltando da lontano in sala da
concerto.
Alla fine avevo
constatato che il suono risultante di tutte queste corde testate era comunque
lontano dai miei ideali giovanili, ma osservavo che anche nel gusto dei
musicisti e specificatamente dei violinisti stava cambiando.
(Segue)