Proseguo, chiarendo anche a me stessa, alcune idee scritte qualche anno fa.
Sempre parlando per mia esperienza personale, credo che per avere una buona intonazione, vada prima di tutto impostata la mano e la caduta delle dita, e non un dito alla volta. Mi spiego meglio e con calma.
Un dito è intonato quando cade correttamente sulla corda, in una posizione corretta, quindi morbido. Non serva a nulla correggere l’intonazione a posteriori, facendo scivolare il dito sulla tastiera: la caduta rimarrà scorretta e, inoltre, il dito prenderà una posizione sbagliata (per farlo scivolare il dito cade correttamente e poi si allunga sulla corda). Diventa dunque fondamentale studiare la caduta delle dita e una impostazione corretta della mano sinistra.
Molto spesso, soprattutto tanti anni fa, ossia quando io ero piccola, si iniziava a studiare il violino partendo ovviamente dalle corde vuote, per poi stare qualche lezione sul primo dito, poi sul secondo, sul terzo e, infine, quando la mano ormai si era abituata a una posizione che aveva trovato anche comoda, doveva iniziare a stressarsi e a modificare l’assetto per arrivare, soffrendo, al famigerato quarto dito. La posizione della mano, soprattutto i primi mesi/anni, si stabilizza così tra i due assetti: quello del primo/terzo dito e quello con il quarto. Per suonare le prime tre dita la mano si trova con il polso che tocca quasi il manico e il palmo verso l’alto, mentre, quando si appoggia il quarto, si deve per forza staccare dal manico e ruotare (la base delle dita deve essere parallela al manico).
La posizione della mano deve essere corretta appena pronta sulle corde e, soprattutto, deve permetterci di suonare tutte e quattro le dita (ognuno troverà la sua, a seconda della lunghezza delle dita).
Una volta posizionata la mano sulla tastiera si deve capire come trovare, appunto l’intonazione del dito, partendo dalla sua caduta sulle corde.
Osserviamo la nostra mano a riposo: le dita sono naturalmente tonde; muoviamole utilizzando solo l’articolazione che si trova alla base, quindi non le falangi. Il dito si muoverà mantenendo la sua curvatura naturale, compiendo sempre lo stesso tragitto.
Posizioniamo la mano sulla tastiera e facciamo cadere il dito allo stesso modo: tondo e sempre uguale. Iniziamo partendo dal terzo dito (per poi passare al secondo, poi il quarto e, infine il primo).
La mano è sulla tastiera, ruotata (con le dita parallele al manico), il dito cade tondo, come se fosse ingessato o avesse dei fili di un burattino. Proviamo un po’ di volte la caduta, senza suonare. Una volta che siamo sicuri della caduta del dito proviamo l’intonazione: se cala o cresce spostiamo la mano di conseguenza. E’ un procedimento forse più lungo rispetto a mettere il dito e a spostarlo per correggerlo, ma dà molta più sicurezza sull’intonazione.
In questo modo ogni dito ha una sua esatta collocazione sulla tastiera; quindi, per esempio: il terzo dito tondo, rilassato, sarà un do, un sol, un re e un la sulle rispettive corde. Il secondo, sempre tondo, sarà un si, un fa diesis, un do diesis e un sol diesis. E così via. Ovviamente il quarto dito fa eccezione, perché in un certo senso va lanciato (ma di questo ne parlerò presto).
Questa estrema precisione del movimento crea una mappa mentale molto chiara, che ci aiuta nel trovare una intonazione del movimento. Chiaramente per controllare l’intonazione del dito, ma solo una volta che avremmo emesso un suono, si attiverà il nostro orecchio, che ci aiuterà a capire se il movimento è corretto o no. Se la nota è stonata si ripete, più volte, la caduta intonata.
Quindi, 1: caduta del dito (movimento); 2: ascolto (molto attento); 3: posizionamento corretto della mano; 4: ripetizione della caduta intonata.
(nella foto Itzhak Perlman)