Uno studio particolareggiato come quello che si porta avanti con uno strumento, fatto di infinite attenzioni ai più piccoli particolari, a volte ci si distoglie dal movimento generale.
Quando ci concentriamo per esempio sul punto di contatto dell'arco, sul suono o sul colpo d'arco che stiamo eseguendo, possiamo dimenticarci del movimento che dobbiamo eseguire per ottenerlo. Lo stesso vale per la mano sinistra: siamo così attenti all'intonazione, alla caduta delle dita, al punto in cui cadono e a come cadono, alla velocità... che ci dimentichiamo il movimento generale.
Vediamo un punto alla volta.
La mano sinistra. Prima di affrontare un esercizio sulla velocità (per esempio Schradieck, che a me piace tanto) e di farci venire mal di fegato perché il quarto dito non è veloce come gli altri, proviamo a concentrarci sul movimento delle dita. Immaginiamo di muoverle su un tavolo, come per gioco.... come quando si martella velocemente, facendo scorrere velocemente le dita dal primo al quarto senza pensarci tanto. Ecco, il movimento è quello. Non è così complicato come ce lo rendiamo dopo. Mettiamo ora la mano sul violino e tamburelliamo di nuovo, come se le dita fossero sul tavolo. Leggermente, senza pressione, pensando solo alla velocità, anzi, pensando il meno possibile. Poi rendiamo il movimento più concreto e torniamo al particolare, all'intonazione, alla cura dei dettagli.
Per l'arco è lo stesso. Immaginiamo il movimento che compie il nostro braccio.
L'arco è dritto! E' il nostro braccio che deve fare una serie di movimenti per rendere dritta una arcata. Movimenti che hanno una traiettoria curva.
Quando siamo al tallone andiamo verso l'alto e verso il nostro viso, quando siamo alla punta in direzione dei nostri piedi, in avanti. L'arcata dritta ha un movimento arcuato. Sembra strano ma è così. Pensiamo continuamente a piegare il braccio e ad alzarlo, poi a stenderlo in avanti. Come in francese: tirez, poussez!
Quando poi torniamo alla tecnica, al particolare, al dettaglio cerchiamo di non dimenticare la sensazione dei movimenti, di interiorizzarli.... proviamo a ricordarci fisicamente che sensazioni ci davano, per cercare di rimanere morbidi e di partecipare alla musica con tutto il corpo, non con il solo polpastrello o i crini del nostro arco.
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